Ultime della sera: “Prima i vecchi e i bambini”
Andrea mi guarda dallo schermo del cellulare di sua madre. Ha occhi grandi e azzurri, accesi come scintille e non sa, non può, stare fermo. Si muove, corre per la stanza, torna, va via, salta sul divano…ha 5 anni appena compiuti. Gli mancano i compagni, la sua maestra di sostegno, i giochi. Mi dice, felice, che è tornato dai nonni, che ora il lupo è bollito. Sì, perché ad Andrea, quando il mondo per lui si è inspiegabilmente chiuso fra le mura della sua piccola casa, avevo raccontato la favola dei tre porcellini.
Il primo aveva la casa di paglia, venne il lupo, soffiò e la distrusse. E allora lui corse velocemente dall’altro fratello che aveva la casa di legno, ma bastò che il lupo soffiasse ancora un poco per distruggere anche quella. Per fortuna i due porcellini riuscirono a raggiungere la casa del terzo fratello: era una casa di mattoni resistenti. Il lupo arrivò e cominciò a soffiare, ma per quanto si sforzasse, non riusciva a distruggere la casa. Allora pensò di calarsi giù dal camino ma i tre porcellini, che avevano capito le sue intenzioni, avevano avuto il tempo di mettere a bollire dell’acqua in un pentolone così, quando il lupo si calò dal camino, restò bollito.
Era stato necessario spiegare ad Andrea, con parole per lui comprensibili, perché bisognava stare a casa . Ma è stato molto faticoso per lui, per i suoi genitori e per sua sorella. Margherita ha da poco compiuto 80 anni, ha un cancro al seno. Ha finito la radio, ma le metastasi se ne sono fregate e hanno iniziato a correre velocemente nel suo corpo rimpicciolito dagli anni e dalla malattia. Non è stato facile spiegarle, mentre diventava cieca e il suo corpo si paralizzava, che poteva sentire la voce dei figli solo dal cellulare amico di una infermiera.
In un momento di lucidità, ha detto di avere capito che la solitudine era il prezzo con cui pagava per il suo amore di madre. In Pakistan una bambina, Zohra, un nome che sembra rubato alle leggende, viene ceduta ad una famiglia che promette di farla studiare e invece la tiene come serva, a fare i lavori in casa. Ha 8 anni e , lascia volare due pappagallini, forse illudendosi di potere un giorno liberare se stessa, e per questo viene punita e massacrata di botte, fino a morire. Il 12 maggio scorso (ma ormai non fa più notizia) il reparto maternità dell’ospedale di Kabul, viene preso d’assalto: madri e bambini, donne incinte e neonati diventano bersaglio di una follia omicida.
In 16 perderanno la vita. In Italia, in qualche parte di questa terra civile, qualche “capo” ordina di nascondere il covid all’interno delle RSA e, comunque vada a finire l’indagine, muoiono circa 7000 vecchi: una generazione improduttiva e utile solo per le pensioni che ogni mese arrivano puntuali . Dopo due anni si chiude un indagine, è notizia fresca, e un padre, nel senso di uomo che ha procreato 4 figli, viene arrestato per averne violentati, abusati e sfruttati tre. I bambini posti al sicuro dentro una comunità.
La maggiore, mi racconta oscenità e scempi che raccolgo con fatica , incapace di abituarmi a quel dolore che mi appartiene pur senza appartenermi. Meglio che i vecchi non partecipino alla messa, dicono. Meglio proteggerli…e allora le vedi le signore con i vestiti della domenica, per la messa, che stringono le spalle e pregano che Dio le perdoni per questa assenza e aumentano il volume della TV per ascoltare e si appisolano sulle sedie con il rosario fra le mani… Quanto lungo potrebbe essere ancora l’elenco… Com’era? Ah sì, prima i vecchi e i bambini, poiché per le donne, in fondo, questa priorità è valsa solo per dire che dovevano essere le prime a lavorare, a sopportare, a sorridere, a rinunciare, a tacere… Ci siamo fermati : questo ci è stato chiesto e questo abbiamo fatto.
E ora ci siamo rimessi in moto. Non si fermino le nostre coscienze, non si chiudano i nostri occhi, non si voltino da altre parti le nostre menti dietro l’alibi del Covid, poiché non si fermano le atrocità dell’uomo sull’uomo, non si ferma la giostra delle vanità, non cala il sipario sulla commedia ipocrita di chi lucra sulle altrui disgrazie. E non diciamo “accade in Cina, in Brasile, in Medio Oriente, in Africa e dunque non mi interessa”, perché ormai sappiamo che tutto ci riguarda, e non c’è parte del mondo di cui non siamo parte.
Dunque davvero prima i vecchi e i bambini, prima quello che siamo stati e che saremo, per dare senso a quello che siamo se, volendo sopravvivere ad un virus, non vogliamo morire di disumanità. Maria Lisma