Ultime della sera: ”Parresìa”
Parola di etimologia greca, indica la libertà di dire tutto, termine che si riferisce a parlare o scrivere che è intrinsecamente libero di cercare la verità ultima in un mare di bugie sussurrate e storie contrastanti o travisate.
Virtù politica, diritto di libertà, esercizio di potere, virtù morale o artificio retorico: che cos'è la parresia?
È dire la verità, avere il "coraggio e la sincerità della testimonianza", è un modo di parlare a un individuo, all'anima di un individuo, un rapporto personale in cui cadano maschere, difese e finzioni.
Il parresìasta agisce in coscienza, egli è presente a sé stesso e alle possibili conseguenze che potranno presentarsi parlando in maniera esplicita; ma, nonostante il pericolo, egli sceglie la via della verità ritenendo un dovere morale, inderogabile, la critica e la resistenza ad un potere che va discostandosi dalla retta condotta.
Nella parresìa il parlante fa uso della sua libertà, sceglie il parlar franco invece della persuasione, la verità invece della falsità o del silenzio, il rischio di morire invece della vita o della sicurezza, la critica invece dell’adulazione, e il dovere morale invece del tornaconto o dell’apatia morale.
Ma ai giorni nostri il vero problema sta nell’abuso della parresìa, di un'incontrollata e smodata propensione a straparlare.
Sembra che lo scopo non sia più chiarire, ma confondere per far passare un certo messaggio per altre vie.
Una tendenza, quella in uso, a cancellare la linea che separa la verità dalle opinioni da bar.
Una grande mistificazione della verità ed inevitabilmente si scade nella propaganda.
La propaganda, con la sua neolingua, ce le presenta come missione di pace, aiuti umanitari, soccorso agli ultimi. Tutto questo è il “bene” che il cittadino comune non può mettere in discussione, pena l’emarginazione sociale.
E’ l’autofalsificazione di una narrazione buonista che la propaganda non è in grado né di combattere né di recuperare, perché le testimonianze derivano dalla fonte stessa che si vorrebbe scagionare.
C’è oggi, un unico delitto veramente grave: mettere in discussione il pensiero unico.
La verità è potere, è cosa solo per le élites ed a essa appartiene, interdetta al popolo, così con la divisione della società tra popolo ed élites, si fa della verità un obiettivo coscientemente negato al popolo in quanto ritenuto immaturo e incapace di gestirla. Essere complici o solo indifferenti nei confronti di quel potere che ci nega la verità perché ci ritiene incapaci di intendere e di volere, ci spoglia della dignità di cittadini che la democrazia, prima di trasformarsi in neodemocrazia, riconosceva tutti. Ogni epoca ha i suoi eroi. Nel passato gli eroi uccidevano il drago, sbaragliavano con la loro forza le falange nemiche, si cimentavano in imprese fisiche impossibili.
Ma anche allora la forza non era sufficiente. L’eroe, per essere tale, doveva combattere il male.
C’è un male ufficiale e un male reale. La propaganda capovolge il concetto di male, ma, per chi dissente il male, il male è la propaganda stessa. Nell’epoca del pensiero unico qualsiasi nefandezza diventa presentabile: guerre, sfruttamento, riduzione in schiavitù.
Non si può testimoniare il vero se non entro un orizzonte di libertà, punto centrale quello di coniugare verità e libertà, sapendo bene che la prima non può essere accostata per costrizione ma solo con la testimonianza.
di Antonio CARCERANO
La rubrica “Le ultime della sera” è a cura della Redazione Amici di Penna.
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