Ultime della sera: “La donna nell’Atene classica”

Redazione Prima Pagina Mazara

Spesso a scuola o nei dibattiti, si cita la antica Atene come modello di democrazia nel mondo antico. Non bisogna dimenticare tuttavia che erano considerati cittadini a pieno titolo solo i maschi adulti, liberi per nascita e ateniesi per sangue. A parte stranieri e schiavi, da tale condizione erano escluse pure le donne. La vita delle donne ateniesi si conduceva pressoché totalmente all'interno delle mura domestiche, erano escluse dalla vita pubblica salvo alcune cerimonie religiose legate al culto della Terra e, conseguentemente, alla fertilità.

Da un'attenta analisi delle leggi ateniesi, illustri studiosi (U. E. Paoli, S. Pomeroy) hanno dedotto come la donna ateniese venisse considerata come una bambina in perenne stato di minorità nei confronti del marito. Se aggiungiamo la sottomissione a cui veniva educata fin da bambina e la notevole differenza di età con l'uomo non è difficile immaginare l'atteggiamento paternalistico e autoritario del marito nei confronti della moglie. Le due sfere in cui la donna dell'Attica avesse una sua importanza e godesse di ampia libertà paradossalmente erano le più diverse fra loro: la religione e il meretricio.

Ad Atene il culto era subordinato allo stato, ambito di dominio maschile, pertanto le donne ad esso consacrate avevano uno status privilegiato. I culti di loro competenza erano quelli dedicati ad Atena, i culti ctoni di Demetra e Kore e quello delle Tesmoforie. Per quanto riguarda le cortigiane, esse venivano chiamate "etère", cioè compagne, perché erano donne garbate, colte, brillanti, venivano educate alla conversazione, alla danza, al gioco; una cultura di gran lunga superiore di quella rudimentale o, addirittura, assente prevista per le donne libere destinate alle nozze e alla procreazione.

Molte di loro, come Frine, furono amate da uomini potenti che le rispettarono e le ebbero in grandissima considerazione. Ovviamente, questi erano casi limite, riservati a quelle etere particolarmente affascinanti, intelligenti e, perché no, fortunate. Per le altre non andava così, in ogni caso il loro eventuale successo, legato per forza di cose, alla gioventù e alla bellezza, era sempre di breve di durata. Da queste minime nozioni sulla condizione femminile nell'Atene classica, mi sembra interessante osservare come i ruoli imposti alla donna non siano cambiati di molto nei secoli successivi e nelle varie civiltà.

Per la maggioranza il focolare domestico e tutto ciò che concerne l'accudimento di casa e familiari, per le altre o il convento o il postribolo; scelte, ça va sans dire, imposte da famiglia e società senza tener minimamente conto della volontà e del talento delle dirette interessate. Un destino, soprattutto nelle nostre aree del Mediterraneo meridionale, del quale ci siamo liberate in un passato pericolosamente vicino e che (impressione mia?) alcuni altrettanto pericolosamente tendono. Speriamo che la storia e le riflessioni che possiamo trarne possa tornarci utile.

  Francesca RUSSO