Ultime della sera: “Il regalo di Natale più bello”

Redazione Prima Pagina Mazara

 di Catia CATANIA     Il regalo più bello è quello che non ti aspetti, quello che arriva all'improvviso, a pochi giorni dal Natale, quando quasi non ci speri più.

Al porto di Mazara suonano le sirene alle dieci di questa domenica mattina che precede il Natale. A breve faranno loro eco le campane delle chiese: salutano l'ingresso dei motopesca Antartide e Medinea nel porto. “Adesso finalmente è Natale”: lo abbiamo scritto in ogni post, in ogni tweet, in ogni commento, in ogni articolo, ce lo siamo detti a voce, al telefono, lo abbiamo impresso a caratteri cubitali su ogni striscione. Il regalo più grande, per la città di Mazara e per le famiglie dei diciotto marittimi sequestrati in Libia, è stato il loro rilascio, la loro ritrovata libertà, il loro ritorno a casa.

E' stato un annus horribilis il 2020, lo è stato ancora di più per la nostra città. Il sequestro di diciotto uomini in mezzo al mare, la loro lunga prigionia, le umiliazioni e i maltrattamenti subiti, l'angoscia di mogli, genitori, fratelli e figli è una ferita che Mazara difficilmente dimenticherà e perdonerà. La mia città conosce il dolore che viene dal mare, conosce l'ansia, il peso sul cuore, le notti insonni, conosce ogni sacrificio. E' un mare che dà e che toglie, che ha portato via tanti uomini e non li ha più restituiti, che ha distrutto tante famiglie.

Conosciamo l'angoscia, la paura quando si alzano il vento o la nebbia, quella morsa allo stomaco quando il mare è in tempesta, altrettanto bene conosciamo gli spari, i pescherecci mitragliati, il pescato rubato, gli inseguimenti in mare. Conosciamo la paura sui volti dei familiari che aspettano sulle banchine, i visi segnati dal tempo dell'attesa, il loro sguardo lungo a scrutare l'orizzonte. Questa volta per ben 108 giorni. Di questi lunghi 108 giorni rimane una storia a lieto fine ma una città che pretende risposte e soluzioni su una questione annosa che va affrontata subito, come il diritto di pesca nelle acque internazionali.

Rimane una città che si è scoperta comunità, che ha accolto il grido di dolore di queste donne, che ha provato a consolarlo, che si è fatta carico di una sofferenza che rischiava di rompere gli argini e di straripare, e invece gliene ne ha dato un senso. Poteva finire peggio di come è iniziato questo 2020, ma la fiammella della speranza non si è mai spenta, e lo scoramento e la paura non hanno avuto la meglio. Non sarà un Natale come tutti gli altri, come quelli a cui eravamo abituati.

Siamo nel pieno di una pandemia mondiale, ci sono più di sessantamila famiglie in Italia che avranno una sedia vuota a tavola. Ci sono mancanze che pesano come macigni, vuoti che sono voragini, buchi neri. Pesi sul cuore difficili da sopportare. Ma forse sarà il primo, vero Natale. Un Natale liberato, finalmente: dal consumismo sfrenato, dal materialismo, dai regali, dagli eccessi, dalle spese folli, dallo sfavillio di luci e addobbi, dagli orpelli, dai cenoni, dai beni di lusso. “Ci avevano sequestrato il Natale” dice il Papa.

Ne avevamo smarrito il senso. Per una volta, adesso, sapremo cos'è davvero il Natale, ne vivremo il suo significato più vero, più intimo, più spirituale. Sarà un Natale colmo di regali lo stesso, ma non saranno regali materiali. Per qualcuno sarà proprio la fuga dal Natale il regalo più bello, per altri ancora risparmiare su regali e cenoni, le mamme e le nonne si godranno il sacrosanto diretto al riposo senza dover cucinare per eserciti affamati, per altri sarà evitare la convivenza forzata con parenti poco graditi, per qualcuno la liberazione da tombola e cucù per godersi la propria serie preferita sul divano di casa  ininterrottamente per tutte le giornate colorate rosse non più da calendario ma da decreto governativo.

Ma al di là di quello che ciascuno di noi considera il proprio personalissimo regalo di Natale, mi piace pensare principalmente a due regali collettivi che questo Natale ci ha portato, dopo un anno che ci ha tolto tantissimo. Li considero a pari merito perché sono due regali che valgono il ritorno alla vita: uno è il vaccino, che arriva il 27 dicembre, con un mese di anticipo sul previsto, come un perfetto regalo di Natale. Quel vaccino che nasce dall'impegno ininterrotto di uomini e donne che hanno lavorato senza sosta perché ancora una volta la scienza e la ricerca ci liberassero da un'epidemia, e questa volta arrivato in tempi record.

Un vaccino che ci permetterà di proteggere nell'immediato le persone più fragili e più esposte e affrontare con fiducia il 2021, fornendoci un'arma per vincere questa guerra. L'altro, e ne ho scritto all'inizio, è il ritorno a casa dei pescatori: sarà il Natale più bello della storia della nostra città, un Natale che non dimenticheremo mai, e che un giorno racconteremo ai nostri nipoti. Mi sembra già di sentirli: “Nonna, nonna... parlami del Natale del 2020...”   La rubrica “Le ultime della sera” è a cura della Redazione Amici di Penna.

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