Ultime della sera: “Il bene comune”
Crolla un ghiacciaio sulla Marmolada: molti di noi, conoscevano il nome di questo gruppo montuoso solo per averlo studiato alle elementari, quando si imparava a memoria il nome delle Alpi e delle loro cime più alte. Dunque, crolla un ghiacciaio lassù e ci sono dei morti, persone felici che vengono travolte dal freddo della morte. Ci dispiace, ci angoscia ma per fortuna accade lontano da noi. Anche i fiumi si asciugano, e la foresta amazzonica non respira più...vero, ma tutto così lontano. Eppure, anche più vicino: l’acqua del mare è sempre più calda, le riserve sono diventate discariche, dai rubinetti esce acqua non potabile…
Il bene comune: cos’è questa ”cosa” di cui tutti si riempiono la bocca come se fosse l’obiettivo ultimo di ogni pensiero e di ogni azione politica, sociale, economica? Locuzione ad effetto che tanto affascina e convince, bandiera da sventolare in ogni buona occasione.
Sono beni comuni, quelli che usiamo tutti insieme, quelli di cui una comunità, dalla più piccola alla più grande, dispone per vivere al meglio e sviluppare le proprie potenzialità.
Ecco perché ci interessa se si scioglie un ghiacciaio a 2000 Km da noi, se le cave sotterranee diventano deposito di rifiuti tossici, se il concime chimico che permette ad un cavolfiore di triplicare in un giorno le sue dimensioni, impregna la terra e le falde acquifere… perché l’acqua, l’aria, la terra, il mare, i parchi, le montagne... sono di tutti e se soffrono, soffriamo anche noi.
E sono beni comuni anche i valori, i principi, i diritti acquisiti, con fatica e ostinazione: la libertà (in tutte le sue declinazioni), la giustizia, la Costituzione, l’equità, la solidarietà, la cultura, l’autoaffermazione, l’autodeterminazione...sono beni comuni, la cui difesa, non diversamente dalla difesa e dalla tutela del mare, dei parchi, dell’acqua, riguardano tutti.
Se la mia casa è pulita ma la strada dietro l’angolo non lo è, la cosa mi riguarda, e se una donna non può liberamente rifiutare le avances di un uomo senza temere per la propria vita, la cosa mi riguarda, se l’aria avvelenata determinerà la nascita di un bambino malformato e la negligenza di imprenditori senza scrupoli determinerà il crollo di un ponte, la cosa mi riguarda così come mi riguarda se un ammalato non è messo nelle condizioni di ricevere tutte le cure di cui ha diritto e se un medico non è messo nelle condizioni di operare con serenità, e se una scuola non svolge il proprio compito di formare cittadini liberi e capaci di pensare, e se un edificio pubblico non viene costruito nel rispetto delle regole e della sicurezza, e se l’informazione non è libera e al di sopra delle parti… la cosa mi riguarda perché la pulizia e la cura della città, come la libertà di una donna a dire di no o il diritto del malato a ricevere le giuste cure, il diritto all’istruzione del ragazzo del centro o di quello delle più estreme periferie, come quello alla sicurezza e alla libera informazione, e il dirItto al dissenso e al consenso, sono beni comuni che riguardano me, la mia generazione e quelle dopo di me.
Considerare il bene comune significa lasciare che la prospettiva dell’Io ceda il posto a quella del noi. Nelle piccole e nelle grandi cose.
Il fatto che ci sia un bene comune non significa che qualcosa, essendo di tutti , non è di nessuno e ciascuno può farne ciò che vuole. Al contrario, vuol dire che tutti sono impegnati nella sua tutela e nella sua custodia.
Se avessimo un grande pascolo comune e ciascuno vi portasse le proprie pecore a brucare senza preoccuparsi di piantumare di nuovo quello che è servito al loro nutrimento, ben presto non ci sarebbe più pascolo per nessuno. Allora chi, furbescamente, avrà fatto incetta di foraggio, sottraendolo al pascolo comune e nascondendolo dentro i propri magazzini, avrà di che fare sopravvivere le proprie pecore, mentre le altre saranno destinate a morire. E se ne avrà sottratto in quantità sufficiente, magari quel tale cercherà di venderlo ad un prezzo esagerato, guadagnando illecitamente su quello che invece, sarebbe stato, appunto, un bene comune, che magari diventerà discarica di veleni che forse uccideranno anche le sue pecore: dettaglio che non aveva considerato.
Cambiare la prospettiva dall’Io al Noi è la vera rivoluzione ed è possibile solo quando lo sguardo sa andare oltre l’interesse privato e sa mantenere vive le relazioni di reciproca fiducia su cui si basa l’uso del bene comune, che ha la stessa radice della Comunità, intesa come insieme di persone che avvertono il senso di appartenenza e di servizio, pur nella diversità della storia, dei bisogni e dei desideri individuali, e si proteggono reciprocamente perché il benessere di uno è il benessere di tutti.
Tutelare, proteggere, custodire, sono verbi che ciascuno di noi dovrebbe coniugare, dal più piccolo al più grande, nel ruolo che si trova a rivestire con gli strumenti di cui dispone. Ciascuno la propria parte. Iniziando dalla terra su cui appoggiamo i nostri piedi, passando dalle persone che, a vario titolo, ci sono affidate.
E così stamattina appena alzata, ho respirato l’aria della tregua, ho salutato gli operatori ecologici che sono venuti fin sotto casa a ritirare i miei rifiuti, ho deciso di andare a vedere il mare e nessuno me lo ha impedito, sono entrata in un panificio e ho liberamente comprato del pane secondo le mie esigenze e nessuno mi ha costretta a prenderne di più o di meno, ho letto il libro che ho deciso di leggere senza doverlo nascondere alla censura...ho usufruito di molti beni comuni che do per scontati nella consapevolezza che molti altri beni, a partire dall’acqua di alcuni quartieri, non sono nella mia piena disponibilità, e ho restituito alla comunità a cui fieramente appartengo, quello che ho potuto.
E anche oggi, il sole che illumina i giusti e gli ingiusti, si è levato su nel cielo e, ubbidendo alle regole dell’universo, tramonterà.
E noi, che avremo fatto per proteggere la nostra casa comune, la nostra comune anima, l’anima del mondo?
di Maria LISMA
La rubrica “Le ultime della sera” è a cura della Redazione Amici di Penna.
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