Ultime della sera: “I cambiamenti delle piccole cose”

Redazione Prima Pagina Mazara

di Catia CATANIA Ci sono anni che scivolano via senza lasciare traccia, altri che ti restano appiccicati addosso per sempre. La settimana appena trascorsa mi ha dato la netta percezione di cosa sia il cambiamento e di come, talvolta, sia ascrivibile anche alle piccole cose. Nel caso dell'ultimo anno però, parliamo di grandi cose - e non possiamo dire che una pandemia mondiale non lo sia - che si ripercuotono o che trascinano con sé le piccole cose. E' come se dopo un evento enorme che ha stravolto le nostre vite sentissimo il bisogno di ritrovare il nostro posto nel mondo, ridare senso alle cose, stabilire nuovi equilibri magari facendo un po' di pulizia, dentro e intorno a noi.

Sentiamo il bisogno di rialzare la testa liberandoci delle zavorre che ci portavamo dietro, dell'odore di muffa e di stantìo, strappandoci di dosso tutto ciò che ci facevamo piacere o che accettavamo per abitudine, per pigrizia, per assuefazione. Ci pensavo in questi giorni mentre mi guardavo intorno alla ricerca di uno spunto per l'articolo della rubrica. La settimana appena trascorsa ci ha dato molti motivi per pensare che siamo di fronte ad un cambiamento epocale, con tanti eventi - alcuni più drammatici altri leggeri - che hanno come filo conduttore la rinascita dopo il dolore e le difficoltà.

Ieri ricadeva il primo anniversario del primo lockdown, quello che ci ha chiusi in casa per quasi tre mesi, e questo triste anniversario ha coinciso con il traguardo dei centomila morti per Covid. Andando a rivedere i tweet e i post sui social di un anno fa ci imbattiamo nelle nostre paure di allora, nello smarrimento e nell'incertezza ma anche nell' inconsapevolezza di ciò che sarebbe successo. Navigavamo a vista, giorno dopo giorno, e ogni giorno con sempre maggiore angoscia. Però ci dicevamo “andrà tutto bene” per farci coraggio, ci facevamo le videochiamate, imparavamo a fare il pane e cantavamo affacciati ai  balconi.

Erano queste le cose a cui ci aggrappavamo. Ah, e dicevamo che ne saremmo usciti migliori. A distanza di un anno non so se siamo migliori, probabilmente no, ma cambiati sì. Abbiamo perso il controllo sulle nostre vite, abbiamo visto sfilare le bare, abbiamo visto morire gli anziani soli in ospedale, tanta gente che viveva nel benessere si è ritrovata povera, tutti ci siamo scoperti fragili e in balia della natura avversa. Come non può averci cambiato tutto questo? Però adesso, dopo un anno, tocchiamo con mano la speranza, e la possibilità di riprenderci in mano le nostre vite grazie ai vaccini.

La campagna di vaccinazione di massa ha spazzato via lo scetticismo dei no vax, la diffidenza verso la scienza, e soprattutto è tornata tra la gente la voglia di conoscenza, di professionalità, ha fatto sì che tornasse il desiderio di affidarsi a chi sa e sa fare, è tornata di moda la serietà, e lo dimostra non solo il cambiamento che c'è stato nel panorama politico italiano, dove i populisti hanno ceduto il passo alla competenza, ma anche nella corsa, unanime, a volersi vaccinare. Per tornare alla cronaca dell'ultima settimana, un'altra buona notizia è che l'8 marzo ha cessato di essere una festa, quella corsa consumistica all'acquisto di fiori e regali, o alle tristi serate tra  spogliarelli, discoteche  e cene tra amiche a cui ci avevano abituati gli uomini che per una sera davano il “permesso” di uscire alle proprie compagne, ha smesso di essere solo una  celebrazione di donne morte per mano degli uomini, ed è finalmente tornata ad essere occasione di discussione e di consapevolezza sul ruolo della donna, di dibattito su diritti, parità e  partecipazione che non si esaurisce in una sola giornata, essendo una battaglia ancora lunga, su cui continuare a vigilare e a non abbassare la guardia.

Anche il festival di Sanremo, e qui passiamo al tema leggero, ha avuto un salto di qualità rispetto al passato, con uno svecchiamento  che ha visto superare il modello del machismo ad ogni costo e ha mostrato anche le fragilità e le debolezze dell'universo maschile. A questo si aggiunge la novità del rock che fa irruzione sul palco del festival e se lo prende. I vincitori hanno stregato il pubblico con le loro chitarre elettriche, il look glam, la presenza scenica e lo spirito dei loro vent'anni.

Non posso non chiudere questo breve excursus settimanale con il viaggio del Papa in Iraq: il messaggio potente di Papa Francesco che si è recato in una terra dove i cattolici sono stati perseguitati e sterminati, le chiese distrutte, le statue della Madonna decapitate. E quando, fino alla fine, qualcuno ha provato a fermarlo, sia per i rischi per l'incolumità personale che a causa della pandemia, Francesco ricordando il viaggio in quella terra di Giovanni Paolo II annullato all'ultimo minuto, è testardamente andato fino in fondo dicendo che non si poteva deludere il popolo iracheno due volte.

Papa Francesco col suo messaggio di pace e con il suo coraggio non è solo esempio, guida, punto di riferimento per i cristiani ma un eroe del nostro tempo e il personaggio più carismatico del panorama politico internazionale.   La rubrica “Le ultime della sera” è a cura della Redazione Amici di Penna. Per contatti, suggerimenti, articoli e altro scrivete a: amicidipenna2020@gmail.com