Svolta storica: anche i single potranno adottare in Italia. L'analisi della psicoterapeuta dott.ssa Anna Tranchida

Redazione Prima Pagina Mazara

La Corte costituzionale, con la sentenza 33 depositata venerdì 20 marzo fa cadere, bollandolo come illegittimo, il veto posto dall’articolo 29-bis, comma 1, della legge 184/1983 che esclude dall’adozione di un minore residente all’estero le persone non coniugate. Una preclusione in contrasto con gli articoli 2 e 117, primo comma, della Carta, quest’ultimo in relazione all’articolo 8 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo. Ciò vuol dire che la Corte ha dichiarato incostituzionale il passaggio della legge 184 del 1983 in cui non si includevano i singoli individui fra coloro che potevano adottare un minore straniero residente all'estero.

La Corte ha così rilevato idonee in astratto le persone singole ad assicurare al minore in stato di abbandono un ambiente stabile e armonioso, fermo restano che spetterà al giudice accettare in concreto l'idoneità effettiva dell'aspirante richiedente. Sulla storica sentenza ci ha così scritto la psicoterapeuta dott. Anna Tranchida:     

"È una donna single il magistrato che ha portato alla Consulta il caso. Raffaella Brogi, 54 anni, single, decide di battersi per l'adozione di un bambino straniero non fermandosi neanche dopo il primo "no" della Corte Costituzionale. Una sentenza epocale attesa da tempo nelle lunghe lotte alla parità dei diritti portate avanti da anni in questo Paese ed in questo caso una vittoria del diritto del bambino nel poter vivere in serenità. Questa sentenza segna un epoca nuova ed una svolta che allinea i bisogni ai cambiamenti epocali, seppur la famiglia composta da entrambi i genitori sembra restare il modello ideale, per la crescita di un bambino, oggi ritengo che il numero delle famiglie mono-genitoriali sia talmente alto e caratteristico della nuova società, da non essere più questo un elemento di comparazione negativa per il minore nella relazione con i pari, ma anzi ormai elemento di normalità.

Ritengo anzi, dal punto di vista psicologico-sociale obsoleto l'articolo precedente, che tende ad essere discriminativo e svalutante nei confronti delle capacità genitoriali della singola persona, valutando positivo, dal punto di vista genitoriale, solo l'elemento coppia, che poi come sappiamo, è spesso ideale. Nella realtà, la coppia presenta molteplici aspetti critici e tante volte accade che, dopo le adozioni, si presentano delle separazioni di coppia. I conflitti di coppia sono elemento di instabilità psicologica per i minori più che la mono-genitorialità.

Questa sentenza crea una nuova strada al genitore single, che sino ad oggi poteva diventarlo solo grazie alla fecondazione assistita. Attendiamo solo che si estenda anche per le adozioni nazionali, non ne vedo il motivo contrario. I figli, adottivi o non, necessitano di serenità e non sempre la trovano nella famiglia intesa come tradizionale, anche perché per quanto si voglia rimanere ancorati ad un ideale di famiglia tradizionale composta da madre, padre e due figli, è utile adeguarsi al fatto che oggi la famiglia tradizionale è mutata e spesso è formata da famiglie ricomposte, mono-genitoriali o di coppie conviventi.

A volte si dimentica che, anche in passato, le famiglie sono spesso state divise dalle esigenze, come guerre, migrazioni e lavoro, la famiglia unita del mulino bianco, rappresenta una tipologia, ma non la realtà per tutti. Credo sia arrivato il tempo di abbandonare la gara del genitore o situazione di serie A o B, ma di aprire al diritto di esserlo avendone le capacità e possibilità. Lo Stato deve supportare anche i genitori single, se si vuole vedere una società piena di bambini, perchè se ci soffermiamo solo sulle famiglie tradizionali richiamo la desertificazione, dobbiamo spostare l'attenzione dall' ideale al bisogno, al contesto reale ed al diritto del bambino di essere felice in un ambiente armonioso.

Per questo, l' adozione e la genitorialità devono integrarsi e l'integrazione vede il rispetto per le differenze"