Sequestrati 80mila euro a Totò Cuffaro. Interrogativi legati al deterioramento della valuta
Un vero e proprio tesoro in contanti, 80.000 euro per la precisione, diviso tra la residenza palermitana e la tenuta agricola nel Catanese, è finito sotto la lente d'ingrandimento della Procura di Palermo. L’operazione, condotta dai Carabinieri del ROS all’alba, ha visto notificare a Totò Cuffaro, segretario della Democrazia Cristiana, un mandato di perquisizione con annesso avviso di interrogatorio, atto che preannuncia una possibile richiesta di misure cautelari come gli arresti domiciliari. Ma l'azione di sequestro, scattata contestualmente alle indagini che vedono coinvolte diciotto persone, porta con sé un singolare elemento che assume i contorni di un giallo investigativo: una parte significativa del denaro ritrovato si presentava in condizioni pessime: banconote umide, strappate e logore, sollevando immediati interrogativi sulla loro origine e, soprattutto, sulle modalità di conservazione. Il dettaglio emerge dalle perquisizioni condotte in viale Scaduto a Palermo, un indirizzo già noto alle cronache per essere stato oggetto di intercettazioni.
I militari hanno ispezionato due casseforti e un mobile blindato, scoprendo un primo blocco di oltre 20.000 euro in tagli da 50 e 20. Di questi, 7.700 euro in banconote da 100 usurate erano occultate in una busta gialla. Altri circa 5.000 euro sono stati rinvenuti avvolti in documenti di trasporto dell’azienda agricola di famiglia, formalmente intestata alla moglie, Giacoma Chiarelli, con ulteriore contante scoperto nella camera da letto. La seconda metà del "tesoretto", quantificata in circa 40.000 euro, è stata recuperata nella tenuta di San Michele di Ganzaria, nel Catanese, in un luogo che, stando alle prime ricostruzioni, era stato scelto per un occultamento meticoloso, presumibilmente nell'intercapedine di un mobile.
Si tratta della stessa proprietà salita agli onori della cronaca lo scorso 19 luglio, quando ospitò il criticato banchetto nuziale del figlio dell'ex Governatore con duemila invitati, un evento che coincise con l'anniversario della strage di via D’Amelio. Il passo successivo spetta ora alla magistratura, che dovrà produrre prove inconfutabili per dimostrare che gli 80.000 euro sequestrati costituiscano il corpo o il provento dei reati ipotizzati a carico dell'indagato. La difesa, rappresentata dagli avvocati Giovanni Di Benedetto e Marcello Montalbano, non ha perso tempo e ha già preannunciato battaglia legale, motivando la richiesta di restituzione delle somme con l'ipotesi che possano trattarsi di legittimi introiti derivanti dall’attività agricola. Ma l'interrogativo più stringente che grava sull'intera vicenda resta quello legato al deterioramento della valuta: perché conservare in casa denaro in uno stato così compromesso, rinunciando alla possibilità di cambiarlo agevolmente presso la Banca d’Italia? Una domanda che getta un velo di mistero sull'operazione e che attende risposte dall'evoluzione del procedimento giudiziario.