Pescatori in allarme: “insostenibili le nuove proposte UE sulla pesca nel Mediterraneo”
Le nuove proposte della Commissione europea per la regolamentazione della pesca nel Mar Mediterraneo, in attuazione al Regolamento (UE) 2019/1022 (relativo al Piano Pluriennale (MAP) per gli stock demersali del Mediterraneo occidentale), vengono giudicate “insostenibili” dagli operatori del settore. Bruxelles propone infatti una riduzione dello sforzo di pesca del 64% per lo strascico e del 25% per i palangari, oltre all’introduzione di limiti particolarmente rigidi per la pesca di gambero di profondità, come quello rosso, e specie pelagiche. Secondo le associazioni di categoria, misure di questo tipo sarebbero impossibili da applicare senza provocare “il definitivo crollo di un comparto già duramente provato”.
I rappresentanti della pesca ricordano come il settore abbia sempre mostrato disponibilità al dialogo e all’adozione di pratiche più sostenibili, con l’obiettivo di tutelare l’ambiente marino, la biodiversità e gli stock ittici. Nonostante ciò, le politiche comunitarie vengono considerate “irragionevoli e ostili”, perché non tengono conto delle esigenze reali degli operatori né delle ricadute economiche e sociali sulle comunità costiere. Da tempo, sottolineano i pescatori, si denuncia una “mancanza di ascolto” da parte delle istituzioni europee, interpretata come un vero e proprio deficit democratico. Le categorie accusano burocrati, tecnocrati e decisori politici di ignorare l’impatto concreto delle nuove restrizioni sul lavoro di migliaia di famiglie, sulla sopravvivenza di molte imprese e sul futuro di una filiera strategica per l’agroalimentare italiano.
A rischio, aggiungono, c’è anche la possibilità per i consumatori di continuare ad acquistare prodotti ittici nazionali di qualità. A rendere queste misure ancora più difficili da comprendere, secondo il settore, è la profonda trasformazione che la pesca italiana ha già subito negli ultimi anni: il numero di imbarcazioni è drasticamente diminuito e sono aumentate le aree interdette alla pesca, con una conseguente riduzione dell’impatto complessivo delle attività. “Siamo pronti – ha concluso Gennaro Scognamiglio, presidente nazionale di Unci AgroAlimentare- a dare battaglia in tutte le sedi, affinché siano respinte le proposte della Commissione, che è chiamata ad ascoltare le istanze di lavoratori e imprese, e si avvii un nuovo percorso completamente diverso, nel quale si valutino in maniera equilibrata anche le compatibilità economiche e occupazionali.
Consideriamo positivamente la posizione assunta dal sottosegretario Patrizio La Pietra, a nome del Ministero e del governo, di netta critica della linea Ue e l’intenzione di respingere tali misure in seno all’organismo dell’Agrifish, chiedendone una radicale modifica”.
Nel frattempo si è svolto al Ministero del Lavoro l’incontro tra Fai, Flai e Uila Pesca dedicato al tema del fermo pesca e degli ammortizzatori sociali per il comparto. Le tre sigle sindacali hanno evidenziato le gravi difficoltà che stanno attraversando le marinerie, in particolare quelle del Tirreno, sottolineando come due mesi di stop forzato, proprio alla vigilia del periodo natalizio – fase cruciale per la commercializzazione del pescato – rischino di compromettere in modo profondo e duraturo la stabilità economica di migliaia di imprese e famiglie. Il 2025, hanno ricordato i sindacati, si è rivelato un anno segnato da incertezza e forte contrazione dei redditi nelle comunità legate alla pesca.
In questo quadro, è stata apprezzata la disponibilità del Ministero a individuare soluzioni sia immediate sia strutturali, soprattutto per superare le criticità legate all’erogazione degli indennizzi per l’arresto temporaneo: contributi che spesso arrivano con ritardi anche di un anno e che risultano insufficienti a garantire un reddito dignitoso ai lavoratori. Durante l’incontro è stata inoltre annunciata la realizzazione di una nuova piattaforma digitale dedicata alle Capitanerie di Porto, progettata per semplificare la fase di presentazione delle domande grazie a un’interfaccia precompilata, con l’obiettivo di ridurre significativamente i tempi di gestione delle pratiche. Rimane però irrisolto il nodo dell’utilizzo degli strumenti attuali, come il Fondo di integrazione salariale (FIS), di fatto non applicabile al settore in assenza di un chiarimento normativo sulle causali più adatte alla specificità della pesca.
I sindacati hanno ribadito l’urgenza, ormai non più rinviabile, di estendere la CISOA (Cassa Integrazione Salariale per Operai Agricoli) anche ai lavoratori della pesca, misura promessa da anni ma mai concretamente attuata. L’incontro si è concluso con la disponibilità del Ministero ad aprire un tavolo tecnico dedicato proprio alle questioni relative a FIS e CISOA, con l’impegno a procedere rapidamente.