Mazara, standing ovation per “Scacco al Duce” di Mariella Martincinglio. Recensione e foto
Un Benito Mussolini inseguito ed ossessionato dal suo passato di fronte ad un ineluttabile presente quello rappresentato nella pìece teatrale “Scacco al Duce”, dramma storico di Pierfrancesco Pingitore, per la regia di Mariella Martinciglio, andato in scena a cura dell’Associazione Culturale “Teatro del Sole” (impegnata da anni nella realizzazione e promozione di spettacoli teatrali con una forte valenza culturale e didattico-pedagogica) lo scorso 14 marzo presso il Teatro Rivoli di Mazara del Vallo.
Bravissimo Pippo Castelli (e tutti gli altri attori e le attrici) nella sua interpretazione del Duce nei suoi ultimi giorni, una personalità fortemente contrastata dal suo impeto di capo, dalla sete di potere e al tempo stesso dalla profonda angoscia di dover pagare con la propria vita tutti, e per tutti, gli errori ed orrori del ventennio fascista. Allo spettatore è stato offerto un racconto emotivamente coinvolgente e storicamente rilevante, stimolando riflessioni profonde sulla complessità della storia e sulle responsabilità individuali attraverso due momenti cruciali della vicenda umana e politica di Mussolini, negli ultimi due anni della sua vita.
Nel primo atto è stato rappresentato quel fatidico 25 luglio 1943 con il ritorno a casa, a Villa Torlonia, del Duce al termine della lunga seduta, protrattasi fino a notte fonda, in cui il Gran Consiglio del Fascismo lo sfiduciò, decretandone in pratica la caduta. Qui il dialogo con la moglie Rachele (interpretata da Francesca Ingrande) che lo esorta a vendicarsi dei traditori. E poi l’incontro con il controverso personaggio del Re, Vittorio Emanuele III (interpretato da Vincenzo Montalbano Caracci), con reciproche accuse sulle responsabilità della disfatta italiana.
Il secondo atto di “Scacco al Duce” è ambientato nell’aprile 1945 in una cascina nei pressi del Lago di Como, che ospitò il Duce e l’amante Claretta Petacci (interpretata da Laura Calia) la donna che, pur avendo la possibilità di salvarsi, sceglie di condividere la sua sorte fino all’ultimo. A fare loro la guardia un giovane partigiano (interpretato da Giuseppe Benigno) che non si lascia corrompere e che anzi gli presenta il conto di una generazione illusa e delusa da vent’anni di propaganda fascista.
Il destino del Duce è ormai segnato, sarà ucciso in pubblica piazza, nonostante confidasse di salvarsi grazie ad un carteggio (sparito al momento della sua cattura) di una presunta corrispondenza con Winston Churchill. In quelle ore d’attesa, Mussolini rivivrà alcuni momenti drammatici della sua turbinosa vita ed incontrerà i suoi fantasmi dialogando con i personaggi che hanno maggiormente segnato la propria intima esistenza, un viaggio interiore, fatto di colloqui, alcuni reali, altri immaginari, con figure emblematiche della storia italiana.
La sua prima amante e musa, la critica d'arte Margherita Sarfatti (interpretata da Mariella Martinciglio), lo accuserà di aver bruciato la propria vita rincorrendo il potere a tutti i costi anche con l’alleanza con Hitler. Il poeta-vate Gabriele D’Annunzio (interpretato dal toscanaccio Valerio Brogi) la cui marcia su fiume ed il suo lessico “interventista” lo ispirò. La figlia Edda (interpretata da Patrizia Castelli) che lo accusa di aver rovinato la loro famiglia e di esser stato il mandante dell’assassinio di suo marito, Galeazzo Ciano. Mussolini in tutti e tre gli incontri cercherà di difendersi, ma la sua mimica e il suo sguardo tradiscono delusione e rimorso.
Infine l’incontro con La Vita (interpretata da Viktoria Joe) che rivela al Duce la precarietà dell’esistenza umana accompagnandolo all'epilogo.
Nel centenario della dittatura (1925-2025) l'Associazione Teatro del Sole ha voluto rappresentare simbolicamente un periodo molto controverso della memoria storica italiana e, attraverso la sua vicenda, vuole trovare uno spazio ideale per interrogarsi – anche su un piano artistico – su temi come la costruzione dell’identità nazionale, la memoria collettiva e la funzione della Storia come strumento per comprendere il presente. Lo spettacolo si è proposto di stimolare il dialogo e il confronto culturale, dando voce a un passato complesso; operazione perfettamente riuscita ne è stata la dimostrazione l’attenzione del pubblico durante la rappresentazione e la standing ovation al termine di essa. (Nella gallery, di seguito all’articolo, alcune foto scattate da Filippo Serra)
Francesco Mezzapelle