Mazara, non si arresta la lunga spirale di violenza che ha caratterizzato il 2025
L’anno che fra poche ore che sta per finire sarà certamente ricordato da molti cittadini mazaresi per la serie degli episodi di violenza avvenuti in Città e che hanno visto protagonisti, purtroppo, dei giovani, in diversi casi anche giovanissimi. L’ultimo caso si è verificato domenica 28 dicembre, a raccontarlo è stata la sorella di un ragazzo aggredito e ricoverato a Palermo in gravi condizioni; sul caso indagano i carabinieri che hanno visionato anche alcune telecamere private. Così racconta: “insieme ai suoi cari amici e la ragazza, mio fratello stava passando una piacevole serata in un noto locale della Città.
Era un aperitivo, con musica dal vivo ed erano circa le 22.30, orario in cui mio fratello, passa in mezzo ad un gruppo di individui, e chiede scusa se ha in qualche modo ‘invaso’ quello spazio. Mio fratello un secondo dopo si ritrova a terra privo di sensi, in una pozza di sangue, e viene trasportato urgentemente al pronto soccorso, in codice rosso per frattura cranica scomposta con emorragia cerebrale. Perché sto raccontando questa storia? Perchè poteva essere vostro fratello, vostro figlio o un vostro amico.
Perché non è possibile che un ragazzo esca per passare una piacevole serata e si ritrovi in ospedale a combattere tra la vita e la morte, perché non è corretto che individui del genere possano commettere reati e ritrovarsi tra la gente perbene, perché non è possibile che la legge italiana non tuteli la brava gente e non dia le giuste condanne come negli altri stati. Queste persone non hanno niente da perdere, escono per attaccare briga, drogarsi e per distruggere la vita degli altri.
Tutto questo è vergognoso. State attenti quando uscite di casa, potreste non tornarci più”.
Alcune ore prime in via Val di Mazara, angolo via Inghilterra, i carabinieri erano dovuti intervenire per sedare una lite tra ragazzi. Per non parlare dell’atto incendiario di una persona ignota ai danni del lounge bar “Twins” nel centralissimo Corso Umberto I; qualche mese prima nello stesso locale un gruppo di giovani, probabilmente sotto gli effetti dei fumi del’alcool e di droghe, erano andati in escandescenza aggredendo gli stessi proprietari che chiedevano loro di allontanarsi per non disturbare gli altri clienti.
Sono soltanto gli ultimi casi di violenza avvenuti nel 2025, anno terribile che ha visto la recrudescenza del fenomeno delle baby gang in Città, formate da sia da giovani autoctoni che immigrati, protagoniste anche di numerose risse proprio nelle vicinanze dei locali della movida mazarese. Potremmo continuare con “elenco” dei casi di violenza avvenuti nelle ore serali e notturne, soprattutto nei weekend. A farne le spese sono state spesso persone magari intervenute per calmare gli animi o non affatto interessati ad alimentare discussioni, non sono mancate aggressioni in pieno centro storico, in diversi casi tali episodi sono sfociati nel ferimento in modo grave e meno grave delle persone aggredite; vedi anche il via vai di persone presso il pronto soccorso dell'Ospedale "A.Ajello" e l'insicurezza percepita dal personale sanitario che si trova spesso ad affrontare situazioni critiche. Molti giovani studenti ci hanno raccontato che con i loro amici preferiscono non uscire più nei fine settimana, proprio per evitare di incorrere in qualche “incidente”, per evitare di incontrare persone sbagliate al momento sbagliato, capaci di fare di tutto sapendo di rimanere impunite; ci parlano di molti ragazzi che vanno in giro tranquillamente con coltelli e tirapugni.
Molti giovani mazaresi preferiscono organizzare, grazie anche alla collaborazione di genitori consci dell’insicurezza e dei rischi per le strade della Città, ed in particolare del centro storico, raduni di amici nelle proprie case. Da qui un ulteriore svuotamento dei tradizionali luoghi di ritrovo, le piazze e le vie principali del centro storico, come se non bastasse già la massiccia emigrazione di giovani, per motivi di studio e lavoro, in altre realtà del centro e nord Italia, o addirittura all’estero.
Pertanto è entrato fortemente in agenda il tema della sicurezza nel centro cittadino ove negli ultimi anni vi è stata una recrudescenza della microcriminalità, spesso legata al fenomeno della tossicodipendenza. Sono state diverse nel corso dell’ultimo anno solare le operazioni antidroga elle varie forze dell’ordine che hanno dimostrato, qualora qualcuno faccia finta di dimenticarlo, che Mazara del Vallo sia divenuta progressivamente negli anni una delle piazze trapanesi più importanti sia per lo spaccio che per il consumo variegato di stupefacenti; consumatori di ogni età di diversi tipi di droga, dalle tradizionali (hashish, marijuana, cocaina ed eroina) alle nuove sintetiche.
Si è molto diffuso fra i più giovani il crack (una cui dose acquistabile per pochissimi euro) al cui mercato spesso sono legati i numerosi episodi di microcriminalità e di violenza verificatosi nel territorio urbano. Non è un caso che i numeri del relativi al Servizio per le Dipendenze (SerD) di via Furia Tranquillina, cioè di coloro che vi ricorrono, sono aumentati significativamente sfiorando le 1500 unità annue. Sono decisamente dati allarmanti perché bisogna considerare che ad ogni persona che decide di ricorrere al Servizio ve sono almeno altri quattro che non lo fanno.
Come riscontrato nelle stesse operazioni antidroga i maggiori luoghi di spaccio a livello cittadino sono stati rilevati nel quartiere periferico e popolare di “Mazara Due”, ove anche in un recente passato scoperti diversi appartamenti adibiti a veri e propri “supermarket” degli stupefacenti (con tutto l’occorrente per pesare, tagliare e confezionare la droga), poi nel centro storico ove coesistono gang di giovani autoctoni e maghrebini. Altre zone di spaccio sarebbero state individuate in altre zone della Città, quali piazza Macello, e nel Trasmazaro.
Questo fenomeno non è solo un problema di ordine pubblico, ma un profondo campanello d'allarme sociale che richiede un'analisi attenta delle sue cause. Spesso, dietro ad un caso di tossicodipendenza, così come per un episodio di violenza, si nasconde un disagio emotivo e una mancanza di strumenti adeguati per affrontare le sfide quotidiane, le frustrazioni e le interazioni sociali in modo costruttivo. Di fronte a questa realtà, diventa essenziale un'azione sinergica che vada oltre la sola repressione.
Sebbene il lavoro delle forze dell'ordine sia fondamentale per garantire la sicurezza, è chiaro che non basta a estirpare il problema alla radice. È necessario che la famiglia e la scuola e le istituzioni riprendano con forza il loro ruolo centrale. Devono tornare ad essere i primi luoghi di formazione alla cittadinanza, all'educazione emotiva e alla convivenza civile. È in questi ambienti che i giovani dovrebbero apprendere a riconoscere e gestire le proprie emozioni, a risolvere i conflitti attraverso il dialogo e a sviluppare empatia.
La istituzioni e la politica in generale, sempre più rivolte alla ricerca, in varie forme, del consenso, dal canto loro sono chiamate a un impegno concreto: la necessità di attuare progetti di educazione emotiva e civica è sempre più urgente, attuare ed incentivare iniziative per alimentare una "buona movida" per far ritornare la parte sana della Città a frequentare ed animare gli spazi pubblici divenuti spesso in questi anni "no man's land".
Francesco Mezzapelle