Mazara, ​lettera fraterna per la IX Giornata Mondiale dei poveri di padre Fiorino e suor Chiara Seno

Redazione Prima Pagina Mazara

Riceviamo e pubblichiamo la seguente lettera inviata da suor Chiara Seno direttrice Caritas diocesana e don Francesco Fiorino assistente formazione spirituale animatori Caritas. Ecco quanto si legge:

Ci rivolgiamo a tutti i credenti in Cristo e a tutti gli uomini e donne di buona volontà della Diocesi Mazara del Vallo.In occasione della IX Giornata Mondiale dei Poveri desideriamo condividere con tutti voi alcune riflessioni che possano farci sentire più uniti e consapevoli di coloro che ci circondano.Vorremmo sottolineare, innanzitutto, che i poveri non sono un "diversivo" per la Chiesa o per la società, ma i nostri fratelli e sorelle più amati. Non sono “oggetto” della nostra pastorale, ma soggetti creativi che ci provocano a trovare sempre nuove forme per vivere oggi il Vangelo… Spesso, nelle loro vite, si nascondono verità profonde e una sapienza che ci spinge a toccare con mano la realtà del Vangelo, come ha sottolineato Papa Francesco.

Nel Vangelo leggiamo: «I poveri li avrete sempre con voi» (Mc 14,7) ed è la stessa parola di Gesù che ci impedisce di dimenticare o trascurare questo suo fondamentale insegnamento. Gesù ancora oggi ci passa accanto e ci viene incontro nella persona dei poveri, nella persona di chi ha fame, di chi ha sete, di chi è forestiero, di chi è nudo, di chi è malato, di chi è carcerato, di chi è solo, di chi è caduto in una dipendenza…così che il volto dei poveri ci mostra il volto di Gesù! A loro dobbiamo attenzione, solidarietà, condivisione.I poveri vanno, innanzitutto, ascoltati.

Ricordiamo le parole di Sua Santità: «I poveri sono come maestri per noi. Ci insegnano che una persona non vale per quanto possiede, per quanto ha sul conto in banca». Questa Giornata è un invito a guardare oltre le apparenze e ad ascoltare il loro grido, a essere per loro una "carezza di Dio". Ancora, Papa Francesco ci ricordava in Evangelii gaudium che: «La peggior discriminazione di cui soffrono i poveri è la mancanza di attenzione spirituale. L’immensa maggioranza dei poveri possiede una speciale apertura alla fede; hanno bisogno di Dio e non possiamo tralasciare di offrire loro la sua amicizia, la sua benedizione, la sua Parola, la celebrazione dei Sacramenti e la proposta di un cammino di crescita e di maturazione nella fede» (n.

200). Abbiamo bisogno di ascoltare i poveri per poter riconoscere la loro voce, il loro grido più profondo. All’ascolto, poi, deve comunque seguire la risposta, anche se piccola; una risposta che impedisce a quel grido di cadere nel vuoto. Un segno di condivisione per quanti sono nel bisogno mostra la presenza attiva della Chiesa e dei singoli cristiani in quel coinvolgimento personale che è attestazione d’amore che onora l’altro, che restituisce dignità, che ricerca il bene e la giustizia.

La carità unita alla fede genera speranza. «La speranza cristiana è come un’àncora, che fissa il nostro cuore sulla promessa del Signore Gesù, il quale ci ha salvato con la sua morte e risurrezione e che tornerà di nuovo in mezzo a noi». Diceva Papa Francesco che «ogni cristiano e ogni comunità sono chiamati a essere strumenti di Dio per la liberazione e la promozione dei poveri, in modo che essi possano integrarsi pienamente nella società; questo suppone che siamo docili e attenti ad ascoltare il grido del povero e soccorrerlo (…)».

Nel Messaggio di Papa Leone per la IX Giornata Mondiale dei Poveri si ribadisce quella che «è una regola della fede e un segreto della speranza: tutti i beni di questa terra, le realtà materiali, i piaceri del mondo, il benessere economico, seppure importanti, non bastano per rendere il cuore felice. Le ricchezze spesso illudono e portano a situazioni drammatiche di povertà, prima fra tutte quella di pensare di non avere bisogno di Dio e condurre la propria vita indipendentemente da Lui».In maniera chiara e concreta il Santo Padre ci ricorda che «di fronte al susseguirsi di sempre nuove ondate di impoverimento, c’è il rischio di abituarsi e rassegnarsi.

Incontriamo persone povere o impoverite ogni giorno e a volte può accadere che siamo noi stessi ad avere meno, a perdere ciò che un tempo ci pareva sicuro: un’abitazione, il cibo adeguato per la giornata, l’accesso alle cure, un buon livello di istruzione e di informazione, la libertà religiosa e di espressione. Promuovendo il bene comune, la nostra responsabilità sociale trae fondamento dal gesto creatore di Dio, che dà a tutti i beni della terra: come questi, così anche i frutti del lavoro dell’uomo devono essere equamente accessibili.

Aiutare il povero è infatti questione di giustizia, prima che di carità». L’amore di Dio e la nostra retta coscienza ci suggeriscano gesti di amore concreto per i poveri e di amicizia con loro, e non solo. Insieme, possiamo fare la differenza.