Mazara, ironico e critico l’applaudito spettacolo “Aranci di 'nterra” di Giacomo Bonagiuso

Redazione Prima Pagina Mazara

Nonostante il siciliano sia spesso percepito come un dialetto, soprattutto nell'uso comune, è importante riconoscere la sua autonomia linguistica e il suo valore culturale. La lingua siciliana merita attenzione e tutela, proprio come altre lingue minoritarie. La esalta lo scrittore e regista Giacomo Bonagiuso che ha presentato in anteprima assoluta, in Piazza della Repubblica a Mazara del Vallo, “Aranci di ‘nterra” che ha visto una notevole affluenza di pubblico. Lo spettacolo, tratto dall’omonimo libro (ed.

Mazzotta) porta sul palco nove affondi teatrali nell’anima più intima, contraddittoria e polifonica della Sicilia, narrata attraverso le voci e i corpi di Liliana Marciante, Giovanna Russo e Giovanna Scarcella, interpreti di grande intensità, attrici che hanno occupato la scena con le trasformazioni corporee e vocali dei vari personaggi. Bonagiuso ha aperto una finestra su una Sicilia fatta di ombre e abbagli, di lutto e luce, usando il teatro come spazio in cui l’ironia e il sarcasmo si fanno strumenti per rompere il velo dell’ipocrisia.

I personaggi, le storie e i dialetti si rincorrono in un “cunto” corale che racconta le contraddizioni di un’isola che resiste a ogni definizione. Uno spettacolo che, pur nella leggerezza apparente, lascia tracce forti, e invita lo spettatore a mettersi in discussione, arrossendo e ridendo. Ma mai restando indifferente. Un contenuto che non è sicuramente la "Sicilitudine" di Leonardo Sciascia che descrive l'essenza e l'identità del popolo siciliano, riferendosi a un insieme di caratteristiche culturali, psicologiche e sociali che lo contraddistinguono, Bonagiuso, invece, mette in scena una Sicilia fatta di ombre e abbagli, di lutto e luce, usando il teatro come spazio in cui l’ironia e il sarcasmo si fanno strumenti per rompere il velo dell’ipocrisia.

I personaggi, le storie e i dialetti si rincorrono in un “cunto” corale che racconta le contraddizioni di un’isola che resiste a ogni definizione. La produzione è firmata Teatro Libero – Kepos Performing Theater, con costumi di Claudia Campo ed elementi scenici curati da Kepos. In un allestimento pensato appositamente per Mazara, la facciata del cosiddetto “Palazzaccio” (il Municipio restaurato e dipinto di bianco) è diventato tela viva grazie al videomapping delle opere dell’artista mazarese Manuela Marascia, mentre una coreografia originale del maestro Ciro Venosa, interpretata dalle danzatrici del CV Ballet, ha accompagnato visivamente alcune sequenze dello spettacolo.

Con questo spettacolo- spiega Bonagiuso - vogliamo raccontare, come un cunto che lega a filo rosso le parlate isolane, le storie più scottanti che rischiano di fare "arrussichiare" (arrossire) lo spettatore. La leggerezza non è "vacantizza" (vacante), e spesso il sarcasmo e l'ironia sono armi potenti che il teatro può mettere in scena per sconvolgere le carte troppo tranquille della placida ipocrisia collettiva". Ed ora parte la tournée in diversi centri della Sicilia.

(nelle foto gli applausi finali e le tre protagoniste).

Salvatore Giacalone