L'attualità del romanzo "Desiata" e il futuro di Mazara tra passione e ricordi: intervista ad Antonella Marascia
Durante la settima appena trascorsa, nella nostra trasmissione PrimaNews abbiamo avuto il piacere di ospitare Antonella Marascia, ex segretario generale del Comune di Mazara del Vallo, scrittrice e autrice del romanzo "Desiata" e di altri racconti. L'intervista ha spaziato dalla sua passione per la scrittura all'analisi del suo ultimo lavoro, toccando anche temi legati alla politica locale e al futuro di Mazara del Vallo. Antonella Marascia, pur avendo un passato professionale come dirigente, che la vedeva anche assistere i Consigli Comunali, ha confessato che la sua vera passione è sempre stata la lettura.
"Mi piaceva leggere, ho letto veramente tanto, penso di avere cominciato a leggere nella pancia di mia madre" ha scherzato. La sua casa è sempre stata piena di libri, una passione che oggi, per motivi pratici, l'ha portata a convertirsi al Kindle, senza però diminuire il suo amore per la letteratura di qualsiasi genere. Più che scrivere, Antonella ama raccontare e raccogliere storie, in particolare quelle legate alle tradizioni. Questo approccio naturale l'ha portata alla scrittura, un processo che descrive come "molto molto naturale", nato dall'abitudine all'ascolto e alla lettura.
Durante l'intervista si è parlato del libro "Desiata", un racconto tratto da una storia vera di una ragazza mazarese di fine '800. Antonella Marascia ritiene che la figura di Desiata sia ancora troppo poco conosciuta, nonostante la sua straordinaria ribellione alla mentalità del suo tempo. Desiata, a soli quindici anni, nel periodo tra il 1898 e il 1900, si innamora e sposa un uomo molto più grande di lei, andando contro la volontà dei genitori. Un gesto di coraggio e autonomia impensabile per l'epoca, in cui i matrimoni erano spesso combinati e la donna, raggiunta una certa età, era destinata a sposarsi o a essere emarginata. Purtroppo, l'illusione di quest'amore si scontra presto con la violenza domestica, una realtà purtroppo comune in quei tempi.
Desiata, però, non si rassegna. Il suo dolore non è solo fisico, ma soprattutto psicologico: "Io ti voglio bene, io per te ho lottato contro la mia famiglia e tu mi picchi" questo il suo grido interiore. Fino al punto di deporre davanti al giudice e affermare di non meritare un tale trattamento. La ragazza riesce a scappare di casa, approfittando dell'assenza del marito, e trova rifugio dai genitori, che, in un'altra rottura con le convenzioni dell'epoca, l'accolgono e la proteggono strenuamente.
Il padre, in particolare, la difende a spada tratta, arrivando a dire che avrebbe preferito annegare piuttosto che vedere sua figlia tornare dal marito violento. Il tragico epilogo arriva durante il festino di San Vito. Vanni, il marito, sapendo che Desiata avrebbe partecipato per vedere i giochi di fuoco, la attende e la uccide con due colpi di rivoltella. Un gesto che per Antonella risuona con drammatica attualità. Marascia ha sottolineato come la storia di Desiata, pur non essendo stata concepita con l'intento di raccontare un "femminicidio" (termine che all'epoca non esisteva, sostituito da "delitto d'onore"), si riveli essere uno dei primissimi esempi di questo fenomeno.
Un uomo che non si rassegna alla libertà e all'autonomia della donna, trasformando un amore in possesso e violenza. La scrittrice ha espresso la sua preoccupazione per le nuove generazioni, in particolare riguardo alla "nuova prova d'amore": la richiesta e la concessione reciproca delle password di telefoni e mail. "La privacy, ciò che di più intimo tu ci metti dentro, le foto, i tuoi pensieri, i messaggi che ti arrivano, è come violare proprio una violazione," ha affermato con forza. Questo comportamento, secondo Antonella, mina la libertà e la dignità delle donne, e troppo spesso porta a ritrattazioni di denunce di violenza, con esiti drammatici. L'intervista ha poi virato sul legame profondo di Antonella Marascia con Mazara del Vallo.
La scrittrice ha ammesso di essere "innamorata follemente di Mazara" e di credere fermamente nel suo potenziale di miglioramento. Ha ripercorso la sua esperienza di candidata a sindaco venticinque anni fa, un'esperienza che, pur essendosi conclusa con una sconfitta al ballottaggio, come afferma: "Questa esperienza le ha aperto tante tante possibilità". Per quanto riguarda il futuro di Mazara, la Marascia è ottimista. La città è "migliorata dal punto di vista urbanistico, della bellezza, dell'abbellimento, della cura", ma può migliorare ancora.
Ha sottolineato l'importanza di una visione strategica a lungo termine, non limitata ai quinquenni, e ha evidenziato come lo sviluppo di una città non dipenda solo dal sindaco, ma da tutta la classe dirigente locale: imprenditori, commercianti, dirigenti scolastici, clero. Un punto dolente per la Marascia è la crisi del settore della pesca e la mancata valorizzazione del fiume Mazaro, che un tempo era il "cuore di questa città". "Ho ricordi indelebili di quando, da bambina, mi affacciavo dal balcone di mia nonna e vedevo i ragazzi tuffarsi nelle sue acque cristalline durante il gioco dell'antenna - afferma Antobella- I miei zii vi facevano il bagno e io potevo scorgere distintamente tutto ciò che c'era sotto la superficie.
Era un fiume trasparente, vivo, pieno di vita e di storia." Infine, ha auspicato una politica del turismo provinciale, citando come esempio la Spagna di trent'anni fa, dove esisteva una regia unitaria per la promozione turistica. Il turismo, per Antonella, è la chiave per Mazara, un volano che deve però essere integrato con la promozione dell'agricoltura di qualità, dell'enogastronomia e dell'artigianato locale.
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