“Casa Tunisia” apre fra le proteste alla Giunta comunale ed alle autorità tunisine

Redazione Prima Pagina Mazara

Il 4 dicembre annunciando l'inaugurazione, avvenuta questa mattina, di "Casa Tunisia", in via Bagno, nella casbah mazarese, avevamo evidenziato il disagio vissuto da buona parte dei residenti maghrebini che

vivono in città; molti senza lavoro a causa della grave crisi che negli ultimi anni ha investito la pesca, il suo indotto e gli altri settori economici. Avevamo sottolineato i fenomeni di devianza giovanile, supportati dalla cronaca quasi quotidiana, quali spaccio di droghe, alcolismo, scippi e furti.

A vivere questo disagio all'interno delle loro (in affitto) abitazioni, spesso fatiscenti, del centro storico (e non solo) sono le madri delle numerose famiglie di immigrati che risiedono in città, madri che quotidianamente fanno anche da padri, visto che i mariti lavorano o, meglio, sono in cerca di lavoro. Gli immigrati tunisini vogliono essere ascoltati, vogliono un posto dove riunirsi, dove potere raccontare e condividere le difficoltà e sentirsi, perché no, a casa propria.

"Casa Tunisia" potrebbe rispondere soprattutto a tale bisogno, forse da qui la spiegazione della contestazione di diversi immigrati nei confronti sia dell'Amministrazione del sindaco Nicola Cristaldi che del console generale di Tunisia a Palermo, Farhat Ben Souissi, accusati –questa mattina nel corso dell'inaugurazione di "Casa Tunisia" -entrambi di "mancato coinvolgimento della maggioranza dei tunisini residenti".

Alla cerimonia era presente l'ambasciatore di Tunisia in Italia, Naceur Mestiri, il quale ha dichiarato: "Mazara del Vallo è un centro di convivenza e di rispetto fra le diverse culture. Fra la Sicilia e la Tunisia vi è una amicizia che ha profonde radici storiche, i siciliani a partire dai primi del '900 sono stati trattati come fratelli in Tunisia, la stessa cosa è avvenuta qui. Casa Tunisia –ha aggiunto- sarà un simbolo e luogo di cooperazione fra i due popoli".

Il vescovo della Diocesi, Domenico Mogavero: "A noi spetta il compito di fare da ambasciatori della cultura dell'incontro e del dialogo. L'identità fra i due popoli proviene –ha sottolineato- dalla comune radice mediterranea, dal mare che vede la copresenza delle tre grandi regioni monoteistiche. Al centro dei nostri progetti devono però sempre esserci le persone e non le ideologie".

Il sindaco Nicola Cristaldi ha spiegato: "voglio ricordare la figura esemplare di Nelson Mandela nella costruzione di una società multiculturale fondata sul rispetto; i concetti di tolleranza e integrazione sono superati e restrittivi. Pertanto Casa Tunisia, la prima nel mondo, sarà un luogo aperto a tutti ed modello anche per altre comunità". "Casa Tunisia" è stata realizzata con un contributo dell'Assessorato regionale alla Famiglia di 200 mila euro ed un cofinanziamento comunale di 20 mila euro. Infine il sindaco Cristaldi con la firma di un protocollo ha affidato la gestione del centro all'associazione "Amici senza frontiere" rappresentata dal prof. Soualmia Mohamed Ali, già docente della scuola tunisina di Mazara del Vallo.

Probabilmente questa decisione ha fatto scattare la protesta veemente di diversi esponenti della comunità maghrebina dopo il taglio del nastro dei locali di Casa Tunisia. Particolarmente agguerrita verbalmente è stata una donna tunisina, Leyla (vedi foto-  al suo fianco l'ambasciatore Mestiri) , che ha accusato il sindaco Nicola Cristaldi ed il console Ben Souissi. "non ci avete nemmeno invitato" –ha detto; forte l'imbarazzo dell'ambasciatore Mestiri e di alcuni ospiti dalla Tunisia.

Semia Ksibi, operatrice sociale, ha affermato: "purtroppo non è stata ancora istituita, seppur previsto all'art.34 e 34bis dello Statuto Comunale, la "Consulta dei migranti"; l'ultima Consulta risale a più di dieci anni fa quando era sindaco Vella. Attraverso la Consulta ci sarebbe stato il coinvolgimento dell'intera comunità".

Un altro immigrato, Mohammed, ha invece sottolineato: "Casa Tunisia non è la priorità per noi immigrati e residenti, molti di noi vive in condizioni pietose e senza un letto, serviva di più certamente creare una casa alloggio per dare ospitalità a decine di persone in difficoltà".

06-12-2013 17,30

{fshare}