A Mazara e ad Agrigento. Undici percorsi per conoscere “dove sta andando l’arte contemporanea”

Redazione Prima Pagina Mazara
Redazione Prima Pagina Mazara
09 Marzo 2017 10:00
A Mazara e ad Agrigento. Undici percorsi per conoscere “dove sta andando l’arte contemporanea”

“Dove sta andando l’arte contemporanea”? Risulta difficile rispondere a questa domanda; sicuramente possiamo affermare che l’arte non è morta e nemmeno è in via di estinzione.

Molta “arte contemporanea”, che vuole essere “nuova” per diventare subito effimera ed obsoleta, spinta dalle “mode”, da un “mercato” e da una “critica” compiacenti – volendo a tutti costi “choccare” – ha reciso definitivamente il connubio arte e bellezza, arte e tecnica e arte e rappresentazione e, questo, non fa certamente bene allo stato dell’Arte.

A noi, pertanto, interessa soprattutto “dove sta andando l’arte contemporanea”, quella che non ha divorziato con la bellezza, la tecnica e la rappresentazione. Una prima risposta ci viene data da due iniziative che si terranno, nei prossimi mesi, a Mazara del Vallo e ad Agrigento e che ci propongono undici linguaggi e percorsi diversi del panorama artistico contemporaneo.

Dal 13 aprile al 31 maggio 2017, presso la Galleria Santo Vassallo del Complesso Monumentale Filippo Corridoni di Mazara del Vallo e, successivamente, dal 10 giugno al 15 luglio, alla Pinacoteca comunale-Palazzo Filippini di Agrigento si svolgerà – nata da un’idea del Maestro Filippo Scimeca – la mostra “Undici artisti contemporanei – Dove sta andando l’arte contemporanea”.

Queste le presenze in mostra: Miryam Bakhtiari, Luca Bonfanti, Anna Rita Cacciatore, Domenico Gabbia, Milo Lombardo, Vilma Maiocco, Vincenzo Pellitta, Barbara Pietrasanta, Stefano Pizzi, Salvatore Provino, Filippo Scimeca. Ogni artista sarà presente con cinque opere.

L’arte di Miryam Bakhtiari interpreta la tradizione informale europea, radicata, però, nella propria cultura d’origine, quella iraniana. I segni neri su fondi bianchi (di tanto in tanto affiorano qua e là pallidi gialli e timidi rossi) si fanno calligrafia, scrittura, per finire via via con il diventare musica, poesia emozionale.

Le opere di Luca Bonfanti emanano ascendenze astratte dai risvolti onirico-intimiste. Segni e forme essenziali, quasi graffiati sulla tela, emergono lentamente dagli sfondi cupi, creando atmosfere altre. Il suo è “un viaggio continuo in territori inesistenti” (dal catalogo della mostra “Leonardo da Vinci e i contemporanei”, Palazzo Martinengo, Bs).

Il mondo di Anna Rita Cacciatore sprigiona movimento, fluttua, ondeggia nell’”universo dell’esistenza” (Anita Nuzzi). Il suo è un guardare la natura con la lente d’ingrandimento per catturarne forza e luce; la forma è generata dall’energia del colore, senza le sue forti cromie le sue opere non avrebbero ragioni d’esistere .

Il racconto di Domenico Gabbia presenta una figurazione favolistica dentro un impianto astratto-geometrico. Le sue sono pagine dell’infanzia “scritte” con liricità che solo la memoria può fare. C’è tutto la spontaneità simbolica del bambino e la raffinatezza evanescente di una superficie trattata mescolando acrilico e fusaggine.

Milo Lombardo è un “figurativo moderno individualista” (come ama definirsi) cioè, pur muovendosi nell’ambito del figurativo moderno, il suo percorso è assolutamente personale. La sua pittura che spesso subisce fascinazioni astratte presenta cromie sgargianti e vistose, appariscenti e chiassose, frutto di uno sguardo carnascialesco della realtà.

Le opere di Vilma Maiocco sono raffinati tappeti che si srotolano all’infinito attraverso intrecci dalle atmosfere che ci rimandano alle visioni di Klee e di Klimt. Sono opere astratte che non hanno abbandonato del tutto il mondo reale e che, al mondo reale , a volte, forse inconsapevolmente, ti rimandano.

Nell’arte di Vincenzo Pellitta c’è la complessità ottenuta con la massima semplicità. Il suo è un minimalismo astratto-concreto fatto di forme geometriche essenziali: strutture, ritagli, angoli, linee rette, ondulate, tratteggiate… Il linguaggio costruttivista sovente gioca con quello cinetico.

La visione della realtà di Barbara Pietrasanta presenta forti complicazioni esistenziali e psicologiche. La sua è una pittura inquieta dal forte impatto visivo che spesso scava nell’universo femminile. Secondo Pietrasanta “la realtà è soltanto una delle infinite possibilità”.

La ricerca di Stefano Pizzi s’inserisce a pieno titolo in quell’esperienza definita ormai come “Pop italiano”. Il suo, però, è un pop dai risvolti surreali. Paesaggi , lontani testimoni di viaggi mai realmente affrontati, realizzati su ritagli di tela da tappezzeria e carte da parati dai motivi floreali.

Salvatore Provino gioca nelle sue opere con il visibile e l’invisibile. Segni magici e trasparenze cristalline affiorano da una superficie dall’impasto materico e ombroso. La luce emerge con tutta la sua carica esplosiva, evidenzia la solidità delle forme, per diventare, poi, la protagonista assoluta dell’opera.

Nelle opere di Filippo Scimeca linee oblique o curve e forme geometriche s’incontrano, si sovrappongono e si intersecano in una rete senza fine, una “ragnatela” spazial-costruttivista fatta di in-finite cromie e trasparenze. Tutto fluttua in un tempo e uno spazio extra-empirici e insieme va alla ricerca continua di un equilibrio, fisico e mentale, possibile.

Questa mostra, sicuramente, non dà una risposta completa ed esaustiva alla nostra domanda iniziale ma ne costituisce un tentativo serio e professionale, anche se parziale.

La foto: opera di Vilma Maiocco

Giacomo Cuttone 9/3/2017{fshare}

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