30 anni fa la mafia ed i “poteri forti” uccisero il giornalista e sociologo Mauri Rostagno

Redazione Prima Pagina Mazara
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26 Settembre 2018 16:22
30 anni fa la mafia ed i “poteri forti” uccisero il giornalista e sociologo Mauri Rostagno

Mauro Rostagno nasce a Torino il 6 marzo 1942, figlio di dipendenti della Fiat. Si sposa a soli 19 anni, nel 1960, dopo aver preso il diploma di maturità scientifica. Dal matrimonio nasce una bimba, Maddalena. Poco dopo, lascia la moglie e va via dall'Italia. Prima si reca in Germania, poi in Inghilterra facendo mestieri umili. Tuttavia, il suo desiderio è quello di fare il giornalista e torna in Italia. Costretto da diverse circostanze ad emigrare di nuovo: questa volta sceglie Parigi, dove viene espulso perché fermato dalla polizia durante una manifestazione giovanile.

Torna in Italia, a Trento, e si iscrive alla facoltà di Sociologia. È così che nel 1966 diventa uno dei leader del Movimento degli studenti. Poi fonda Lotta Continua, un movimento politico dall'ideologia comunista a favore del potere operaio. Insieme a lui ci sono Adriano Sofri, Guido Viale, Marco Boato e Giorgio Pietrostefani. È il 1970 quando si laurea con il massimo dei voti in Sociologia con la tesi dal titolo: "Rapporto tra partiti, sindacati e movimenti di massa in Germania". Rostagno contribuisce, nel 1976, allo scioglimento di Lotta Continua e si dedica sempre più alla politica.

Da Trento si trasferisce a Milano e qui diventa uno degli animatori del circolo culturale per la sinistra alternativa, Macondo. Un posto dove secondo la polizia non si parla solo di politica ma si spaccia droga: così il locale nel febbraio del 1978 viene chiuso. Finito con il periodo del Macondo, Mauro Rostagno va in India con la sua compagna, Chicca Roveri, unendosi agli "arancioni di Bhagwan Shree Rajneesh" (in seguito noto come Osho). Nel 1979, a Poona, viene ribattezzato Anand Sanatano, nome che terrà anche quando tornerà in Sicilia.

In Sicilia. Tra le persone che Mauro Rostagno frequenta ci sono Francesco Cardella, giornalista anche lui, che ha aperto a Lenzi, in un baglio antico, una comunità arancione. Nel 1981 Rostagno e la sua compagna si trasferiscono in Sicilia ed è qui, in provincia di Trapani, che fonda la Saman, una comunità terapeutica per il recupero dei tossicodipendenti e degli alcolizzati. In contemporanea si dedica al giornalismo. A Trapani esiste una tv privata, quasi anonima, e che gli dà la possibilità di collaborare.

Rostagno organizza una redazione che irrompe nella vita "serena" della gente comune. I telegiornali da lui condotti parlano di mafia, di collusioni tra politica e poteri criminali. La tv Rtc entra nelle aule di Corte d'Assise e riprende i processi ai boss di Cosa Nostra. L'agguato. Mauro Rostagno, 46 anni, il 26 settembre 1988 sta per tornare alla comunità Saman, saluta i colleghi, lascia la tv e sale sulla sua Fiat bianca insieme ad una giovane assistente. Ma quando rallenta per prendere il viottolo che lo conduce alla Saman subisce l'agguato: un killer lo colpisce a morte con un fucile a pompa calibro 12 e una pistola calibro 38.

La giovane al suo fianco riesce a rannicchiarsi ai piedi del sedile. Le indagini. Si punta subito alla pista interna a Saman, sul lavoro giornalistico che Mauro Rostagno stava svolgendo, tra cui le indagini legate al delitto del commissario di polizia Luigi Calabresi. La testimonianza di due collaboratori di giustizia indica Cosa Nostra come il mandante del killer del giornalista. Si indaga ancora sul movente. Si pensa ai "poteri forti", ossia un connubio tra personaggi molto influenti: mafia, massoneria, p2, gladio, servizi segreti "deviati" ed esercito italiano.

A distanza di due anni dalla sentenza di primo grado - con 67 udienze, 144 testi e 4 perizie - con la quale sono stati condannati all'ergastolo due mafiosi trapanesi, Vincenzo Virga, come mandante del delitto su ordine di don Ciccio Messina Denaro, e Vito Mazzara, il killer, il 13 maggio 2016 è cominciato a Palermo il processo d'appello per l'omicidio del giornalista. Nel 2011 esce un libro che racconta la sua storia, scritto dalla figlia Maddalena Rostagno con Andrea Gentile: "Il suono di una sola mano.

Storia di mio padre Mauro Rostagno". La Redazione (fonte biografieonline)

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