Da pochi giorni è passato il 25 aprile. Finalmente ci siamo potuti ritrovare nelle piazze italiane a festeggiare un anniversario significativo della storia italiana.
Il 25 aprile si ricordano soprattutto i partigiani martiri della Resistenza: giovani che osarono sognare un futuro migliore del presente di oppressione che stavano vivendo.
Per le strade sventolano bandiere rosse di diverse appartenenze politiche, si gridano slogan al megafono ma soprattutto si canta.
Quali sono i canti della resistenza che ricordiamo ancora oggi?
Il primo, quello che è divenuto un simbolo della lotta persino nella guerriglia del popolo curdo e cantato anche nelle manifestazioni di operai e studenti del Sessantotto, è “Bella Ciao”.
Una mattina mi sono svegliato, o bella ciao, bella ciao, bella ciao ciao ciao.
Una mattina mi son svegliato e ho trovato l’invasor..
Intorno a questa canzone si narrano diverse storie che sono state raccontate nel libro “Bella Ciao. La canzone della libertà.” di Carlo Pestelli. La questione fondamentale è se il canto fosse realmente diffuso tra i giovani che hanno combattuto la lotta partigiana (confuso con una canzone delle mondine padane che ha lo stesso titolo) o se fosse in realtà stato diffuso nell’immediato dopoguerra.
L’altra canzone che si sente spesso è, ovviamente, Fischia il vento, i cui versi vengono cantati sulla melodia della canzone russa Katijuša. Questa canzone è infatti l’inno ufficiale delle Brigate Garibaldi e l’unica che probabilmente fu veramente cantata dai nostri partigiani.
Fischia il vento, infuria la bufera
scarpe rotte, eppur bisogna andar
a conquistare la rossa primavera
dove sorge il sol dell’avvertir
Ci sono tantissime canzoni dedicate ai partigiani da parte di molti cantanti e cantautori come Francesco Guccini, gli Ustmamò, la Banda Osiris. Ma anche Gaber e Milva, (scomparsa proprio in questi giorni), cantarono versi che parlano della Resistenza.
Ma quella che più amo e mi piace cantare nei cortei è Oltre il ponte. Scritta da Italo Calvino e musicata da Sergio Liberovici.
Nel 2005 i Modena City Ramblers la riproposero insieme a Moni Ovadia, musicandola con melodie di violini irlandesi e rendendola di fatto immortale.
O ragazza dalle guance di pesca
O ragazza dalle guance d'aurora
Io spero che a narrarti riesca
La mia vita all'età che tu hai ora
Coprifuoco, la truppa tedesca
La città dominava, siam pronti
Chi non vuole chinare la testa
Con noi prenda la strada dei monti
Silenziosa sugli aghi di pino
Su spinosi ricci di castagna
Una squadra nel buio mattino
Discendeva l'oscura montagna
La speranza era nostra compagna
Assaltar caposaldi nemici
Conquistandoci l'armi in battaglia
Scalzi e laceri eppure felici
Avevamo vent'anni e oltre il ponte
Oltre il ponte ch'è in mano nemica
Vedevamo l'altra riva, la vita
Tutto il bene del mondo oltre il ponte
Tutto il male avevamo di fronte
Tutto il bene avevamo nel cuore
A vent'anni la vita è oltre il ponte
Oltre il fuoco comincia l'amore
Non è detto che fossimo santi
L'eroismo non è sovrumano
Corri, abbassati, dai, balza avanti
Ogni passo che fai non è vano
Vedevamo a portata di mano
Dietro il tronco, il cespuglio, il canneto
L'avvenire di un mondo più umano
E più giusto, più libero e lieto
Oramai tutti han famiglia, hanno figli
Che non sanno la storia di ieri
Io son solo e passeggio tra i tigli
Con te cara che allora non c'eri
E vorrei che quei nostri pensieri
Quelle nostre speranze di allora
Rivivessero in quel che tu speri
O ragazza color dell'aurora
Avevamo vent'anni e oltre il ponte
Oltre il ponte ch'è in mano nemica
Vedevamo l'altra riva, la vita
Tutto il bene del mondo oltre il ponte
Tutto il male avevamo di fronte
Tutto il bene avevamo nel cuore
A vent'anni la vita è oltre il ponte
Oltre il fuoco comincia l'amore
Avevamo vent'anni e oltre il ponte
Oltre il ponte ch'è in mano nemica
Vedevamo l'altra riva, la vita
Tutto il bene del mondo oltre il ponte
Tutto il male avevamo di fronte
Tutto il bene avevamo nel cuore
A vent'anni la vita è oltre il ponte
Oltre il fuoco comincia l’amore
Un anziano partigiano racconta a sua figlia che cosa è stata la Resistenza. In queste parole Italo Calvino, riesce a cogliere il vero significato della celebrazione del 25 aprile: ricordare la storia e il sacrificio dei nostri partigiani per non dimenticare mai il loro sogno autentico di un mondo più giusto!
di Saveria ALBANESE
La rubrica “Le ultime della sera” è a cura della Redazione Amici di Penna.
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