Sui pescatori mazaresi riflettori accesi solo per vicende migranti e sequestri… Poi il silenzio della politica ad ogni livello.

Redazione Prima Pagina Mazara
Redazione Prima Pagina Mazara
26 Aprile 2015 11:07
Sui pescatori mazaresi riflettori accesi solo per vicende migranti e sequestri… Poi il silenzio della politica ad ogni livello.

Oggi, alle ore 19,30, sul sagrato della chiesa di San Vito a Mare, il vescovo della Diocesi mons. Domenico Mogavero celebrerà una messa in memoria dei migranti vittime dell’ultimo naufragio nel Canale di Sicilia. “Ora che il numero delle vittime di un singolo naufragio nel Mediterraneo sfiora le quattro cifre –ha sottolineato Mogavero- dovremmo avere il buon senso e il pudore di cominciare a limitare le parole”. Non è la prima volta che

il Vescovo della Diocesi mazarese interviene sul tema dei migranti, più volte ha sottolineato come il Mediterraneo stia diventando un mare di morte, una tomba per molti disperati vittime di affari ad ogni livello.L’iniziativa del Vescovo arriva a pochi giorni dalla grande tragedia: un barcone con circa 700 migranti si è capovolto il 19 aprile a circa 60 miglia a nord della Libia. A partecipare al salvataggio di molti migranti (ed al recupero di centinaia di cadaveri), confermando il loro grande spirito umanitario, sono stati i pescatori a bordo dei pescherecci mazaresi “Antonino Sirrato” e “Francesco Padre” “Afrodite”, Mediterraneo I”, “Twenty Three” e “Twenty Four” sotto il Coordinamento del Centro nazionale di Soccorso della Guardia Costiera.Nelle ultime ore si appreso che altri 80 migranti sono stati tratti in salvo in acque tunisine, da alcuni pescherecci di Mazara del Vallo e portati a Zarzis in Tunisia.

La tragedia dei migranti davanti le coste libiche è seguita di poche ore al tentato sequestro del motopesca mazarese “Airone” a circa 30 miglia da Misurata (quindi in acque internazionali) da parte di un rimorchiatore con a bordo uomini armati, soltanto la prontezza d’azione dell’equipaggio del comandante Alberto Figuccia ha evitato il peggio. La vicenda si è ingarbugliata con la messa in onda delle immagini raccolte da Sky grazie ad una freelance italiana che con una collega operatrice video a bordo dello stesso rimorchiatore libico uscito –così come racconta la giornalista- per documentare il contrasto agli scafisti da parte dei militari libici.

Svanita la possibilità di un servizio sui migranti l’attenzione dei giornalisti e del comandante libico del rimorchiatore si è spostata verso il motopesca “Airone” che stava pescando in acque –ribadiamo- internazionali. Cosa voleva dimostrare il servizio della giornalista? Forse attenuare l’allarme lanciato dal motopesca e rassicurare che un eventuale controllo a Misurata si sarebbe risolto in poche ore con la liberazione del peschereccio? Già in passato, quando vi era stabilità politica in Libia, pescatori mazaresi hanno subito sequestri di pescherecci (alcuni mai più tornati), ed il carcere duro (per non parlare delle ammende pagate per il rilascio), figuriamoci adesso con la presenza di gruppi jihadisti sparsi pronti a tagliare le teste agli occidentali.

Il capitano Alberto Figuccia ha raccontato il tentato sequestro anche nel corso di due collegamenti presso il porto nuovo di Mazara del Vallo della trasmissione “Porta a porta” condotta da Bruno Vespa. Personalmente quella trasmissione mi ha lasciato sbigottito in quanto particolari, come quello del video di Sky, già risaputo da alcuni giorni sono stati presentati come delle “sorprese” da parte dello stesso Vespa. Inoltre presente al fianco del cap. Figuccia in collegamento (vedi foto n.1) vi era il sindaco Nicola Cristaldi il quale, dopo aver annunciato in rete la sua partecipazione alla trasmissione, non è stato nemmeno presentato nè tantomeno gli è stata data la possibilità di far sentire la voce della città; intelligentemente lo stesso primo cittadino non ha voluto polemizzare sull’accaduto. Ma quanto avvenuto è stato palese.

La trasmissione, che va in onda in seconda serata su Rai 1 da più di 20 anni, ha legato la vicenda del tentato sequestro del motopesca “Airone” (vedi foto n.1 del motopesca in porto a Mazara)  con il tema della serata e cioè quello della tragedia dei migranti nel Canale di Sicilia, altrimenti –lo crediamo davvero- non avrebbe parlato del problema dei sequestri.

Così avviene anche a livello politico, ad ogni livello, regionale, nazionale ed europeo. Immaginate forse il Governo Italiano che chiede una riunione di emergenza dei capi di governo dell’Ue per affrontare la questione della decisione unilaterale della Libia che dal 2005 ha esteso, unilateralmente, le proprie acque territoriali fino a 74 miglia dalla costa? Quale risposta avrebbe avuto? Facile pensare ad un grande flop dell’iniziativa come quello portato a casa dal presidente del Consiglio Matteo Renzi al vertice di Bruxelles del 23 aprile sulla questione migranti, un fallimento su tutti i fronti delle richieste avanzate da Renzi (per non parlare della Mogherini); l’Europa, ormai è quella dei banchieri, snobba l’Italia quando c’è da avviare iniziative concrete (come quella di eliminare alla radice il problema con l’affondamento della navi degli scafisti), figuriamoci se interviene nel tutelare la pesca siciliana, al contrario chiede agli italiani sacrifici per rimanere nella zona euro minacciando il fallimento così come avvenuto per la Grecia.

Quello italiano è un governo debole con i forti e forte con i deboli.

In tale contesto per il Governo italiano diventa facile immolare la pesca siciliana di fronte alla questione migranti sulla quale è stato costruito un vero e proprio business con centri di accoglienza allestiti all’occorrenza e che fruttano un giro milionario con buona pace della politica italiana, da sinistra a destra e viceversa, nessuno escluso, vedi recenti vicende giudiziarie...

Non è la prima volta che pescherecci mazaresi sono chiamati a salvare vite umane nel Canale di Sicilia. I pescatori mazaresi conoscono e rispettano la legge del mare che pone al di sopra di ogni altra cosa la vita umana. Già in un recente passato pescherecci mazaresi hanno mollato tutto, tirano a bordo le reti, rinunciano al pescato per affrontare un’operazione rischiosa. Si sono dimostrati veri e propri angeli del mare e la loro azione è stata riconosciuta dall'Alto commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati.Nei pescherecci mazaresi gli equipaggi sono divisi a metà, spesso i maghrebini sono più degli italiani e vanno tutti d’accordo, soffrono gli stessi disagi ed hanno vissuto insieme il pericolo dei sequestri in acque internazionali e la detenzione in carceri angusti.

Più volte gli stessi pescatori hanno però richiesto che a fronte della loro disponibilità a prestare soccorso ai migranti vi fossero rimborsi per i costi sostenuti, a partire dal carburante. Mai nessuna risposta a tal fine dalle Autorità italiane pronte le stesse però a vessare il settore della pesca attraverso all’applicazione di regolamenti dell’Unione Europea, per niente adeguati al Mediterraneo, per non parlare dei danni subiti a causa dei sequestri o tentativi sequestri di militari di Paesi frontalieri.

Ha ragione il Vescovo Mogavero: dovremmo avere il buon senso e il pudore di cominciare a limitare le parole…

Francesco Mezzapelle

26-04-2015 12,30

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