Chiarimenti sulla vicenda del ragazzo salvato dopo essere rimasto infilzato nel cancello della scuola “Borsellino-Ajello”

Redazione Prima Pagina Mazara
Redazione Prima Pagina Mazara
01 Ottobre 2018 20:23
Chiarimenti sulla vicenda del ragazzo salvato dopo essere rimasto infilzato nel cancello della scuola “Borsellino-Ajello”

La dirigente scolastica dell’Istituto Comprensivo “Borsellino-Ajello” di Mazara del Vallo, Eleonora Pipitone, torna sulla brutta vicenda che lo scorso 27 settembre ha visto coinvolto uno sfortunato giovane ragazzo immigrato, che nel tentativo di scavalcare il cancello del cortile della scuola, è rimasto infilzato da una delle punte in cima alle sbarre, fortunatamente senza conseguenze (in foto copertina un momento della brutta vicenda). La preside, mette l’accento sulla responsabilità della scuola nei confronti dell’incolumità dei propri alunni e gli interventi svolti dallo stesso istituto per permettere l’accesso al cortile a ragazzi del luogo per evitare che venga scavalcato il cancello.

Queste le dichiarazioni della dirigente Pipitone (in foto n.2): “Giovedì 27 settembre scorso si è sfiorata la tragedia a causa di un unico colpevole: l’impeto istintivo di un ragazzo che ha agito senza riflettere sulle conseguenze. Istintivitá che accomuna tanti tra i nostri alunni dando luogo ad eventi che, anche a fronte di misure organizzative per la sicurezza adottate da noi dirigenti scolastici, rimangono, purtroppo, imprevedibili e inevitabili. Più volte, invano, nel corso degli anni, la scuola aveva segnalato alle forze dell'ordine il pericolo derivante dal fatto che gruppi di ragazzi del centro storico scavalcavano il cancello per accedere nel cortile interno di pertinenza dell’istituto.

Proprio per questo, da qualche anno, L’IC Borsellino-Ajello, ha siglato con la Casa della Comunità Speranza, guidata da Suor Paola, un Protocollo d'intesa volto a realizzare una serie di interventi comuni a favore dei ragazzi più disagiati, prevalentemente extracomunitari, nell'ottica dell'inclusione e dell'integrazione. In virtù di tale intesa è stato concesso in comodato l'uso del campetto di calcio con l'accesso da Via S.Michele, proprio perché tutti i ragazzi, sotto la vigilanza degli operatori della Comunità, potessero condividere un momento ricreativo.

Il tragico incidente accaduto non può costituire il pretesto per messaggi fuorvianti come quello secondo il quale la scuola non fa mai abbastanza per assicurare la pacifica convivenza, la fruizione del bene comune, la soddisfazione dei bisogni dell'utenza, non per ultima la salvaguardia della sicurezza e dell’incolumità degli alunni. Un cancello chiuso non significa inibizione di attività ludiche e ricreative ma piuttosto tutela adeguata dei locali scolastici che, altrimenti, in assenza di sorveglianza, sarebbero piuttosto appetibile luogo di incontro per soggetti estranei al contesto scuola o sede di attività variegate come l’uso e lo spaccio di sostanze stupefacenti o, ancora, accesso facilitato per atti vandalici volti a distruggere le esigue risorse strumentali della scuola.

Vorrei che dal tragico evento di giovedì 27 fosse veicolato un unico elemento di positività: l'incredibile gara di solidarietà che ha visto personale della scuola, genitori e forze dell'ordine, personale di soccorso, tutti insieme, italiani ed extracomunitari, in una corsa contro il tempo che alla fine ha portato al salvataggio del povero ragazzo. Un particolare encomio ai collaboratori scolastici e ai Docenti dell'IC Borsellino- Ajello, che per primi hanno soccorso il ragazzo e approntato tutti gli strumenti e strategie necessarie in attesa del personale medico, nonché agli amici del giovane che lo hanno sostenuto, impedendo che si accasciasse e che lo hanno tenuto sveglio in attesa che fosse liberato.

Che sia stato Allah o Dio, insieme alla forza degli uomini non importa, una vita è stata salvata grazie all’unione e condivisione, a fronte di tutte le volte in cui la scuola, si trova sola a gestire la complessità delle dinamiche scolastiche, in una lotta impari”. Sulla vicenda interviene anche Francesco Mezzapelle (in foto n.2), direttore della nostra testata giornalistica che ha seguito quel pomeriggio del 27 settembre, attraverso un servizio video, le concitate fasi del salvataggio del 13enne.

“Condivido in toto le dichiarazioni della dott.ssa Pipitone che certamente fanno chiarezza sulla vicenda in merito alle responsabilità dell’accaduto. Altresì però cogliamo l’occasione (senza voler alimentare nessuna polemica) per sottolineare, considerato che la stessa dirigente ha parlato di “messaggi fuorvianti”, che l’appello lanciato dal sottoscritto alla fine del servizio (“lasciare aperto il cancello della scuola dando la possibilità ai ragazzi di potere usufruire del campetto sotto la sorveglianza di qualche associazione”) non era certamente volto a colpevolizzare le istituzioni scolastiche per l’incidente o attribuire qualsivoglia responsabilità.

In verità –sottolinea Mezzapelle- non crediamo che la stessa dott.ssa Pipitone si riferisse alla nostra proposta ma qualora così fosse ribadiamo alla Dirigente (e a quanti attraverso facebook hanno espresso anche commenti poco opportuni ed in alcuni casi anche offensivi) che quel nostro appello era finalizzato a mettere in luce una situazione che purtroppo perdura da anni. Soltanto adesso che è stata sfiorata la tragedia –ci chiediamo- ci si accorge che da anni i ragazzini che risiedono nel centro storico, nell’antica casbah mazarese, italiani, maghrebini e slavi, quotidianamente, tutti i pomeriggi, scavalcano quel cancello per andare a giocare in quel campetto della scuola? Quella è l’unica area giochi disponibile in tutto il centro storico.

Ovviamente –sottolinea il direttore- non vogliamo giustificare il gesto del ragazzo (anzi ribadiamo che scavalcare un cancello di un’area privata costituisce una violazione perseguibile a norma di legge, lasciando stare il rischio per la propria incolumità) ma quanto accaduto potrebbe, e dovrebbe, portare ad avviare progetti, attraverso la sinergia fra le scuole, il Comune e associazioni, che favoriscano –concretamente e non a parole- la nascita di “spazi aperti” di aggregazione e ludici affinchè i ragazzi delle diverse zone della Città (vedi ad esempio i nostri frequenti servizi sul parco giochi di via Potenza smembrato e abbandonato al degrado) possano giocare ed interagire senza nessun rischio per la propria incolumità fisica.

Ringrazio, anche a nome della redazione, la Dirigente Pipitone per averci dato la possibilità di ritornare sulla vicenda chiarendo la nostra posizione”. Tommaso Ardagna

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